Lontano da dove? E fino a quando? Oreste Scalzone su rifugiati ed estradizione


Un quarantennio fa, nel biennio 1980-81, il “fenomeno” del pentitismo dilaga e si propaga «come una specie di tsunami» che investe anzitutto il reticolo di solidarietà diffuso attorno alle azioni armate, più che alle formazioni, nel quale gl’Inquirenti individuano la “base” dei “fiancheggiatori” da far saltare onde isolare i “terroristi”, secondo noti e sperimentati schemi “antiguerriglia”, autodefiniti anche “controinsurrezionali”. E mentre a centinaia vengono lasciati a marinare in condizioni detentive “pro-tempore” secondo l’estro e la cattiveria dettati dall’“emergenza nazionale”, non pochi scampati si trovano letteralmente alla deriva, spersi per i quattro Oceani, più sbigottiti che allegri e compiaciuti, come già sugli Organi di Stampa li si dipinge additando lo scandalo.
In quella, si offre loro una zattera: al suo terzo tentativo di essere eletto alla presidenza, Mitterrand, per guadagnarsi qualche punto, avanza promesse di alcune “riforme che non costano” tra le quali il ripristino della condizioni di diritto che decretano la “Francia terra d’asilo”, secondo la pomposa magniloquenza francese.

Questa la genesi di una vicenda pluridecennale che, malgrado la fragilità del dispositivo di “ospitalità” riservato ai rifugiati italiani, giunge fino a oggi  quando, tra l’esibizione dell’ultimo “trofeo di caccia” e il perfezionamento di nuovi accordi internazionali, si vanno ridefinendo gli spazi e i tempi d’azione per lo spirito di vendetta dello Stato.

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