Un esproprio: contro l’autoporto

A sentir parlare di “espropri di terreno” la mente vola a quella odiosa pratica di spossessamento che dall’alto piove verso il basso, talvolta colpendo una vigna, talaltra un uliveto o, perché no, un pascolo, un bosco, una casa, un mulino o un’area archeologica, per farne vincoli autostradali, oleodotti, tunnel o altri “siti di interesse strategico nazionale”.
Questa volta però funziona al contrario: una grande area abbandonata viene espropriata, dagli stessi abitanti, contro i progetti di Telt, che vorrebbe movimentare terra e costruire un nuovo autoporto laddove per decenni si sono sedimentati gli scarti della cultura industriale.
Contro la logica della crescita illimitata, un primo seme a “cura della terra” viene piantato in bassa Val di Susa.

Ne abbiamo parlato con un amico di Radio No Tav.

 

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