La casa è dappertutto: voci dalla Barona

Tra le strade e i cortili della Barona, zona popolare del quadrante Sud-Ovest di Milano, da qualche anno un gruppo di amici persegue un altro modo di abitare il quartiere. Come terreno d’incontro e di lotta viene scelta la “casa” e come prima sede lo scantinato di un caseggiato. Col tempo questa amicizia prende il nome di CAAB e la forma di un comitato di quartiere, nato dal basso, slegato dalla pletora di associazioni che fanno dell’inclusione sociale un vettore di espansione urbana del centro verso la periferia e della solidarietà una forma di profitto e di controllo sulla povertà.

Magicamente quest’autunno un’inchiesta piove sulla testa di alcuni appartenenti al comitato, dando la stura a una serie di articoli infamanti sui giornali che li dipingono come “estorsori”. Ancora una volta, come già successo nel caso del Giambellino, appare manifesto l’intento normativo e disciplinare: con la scusa di perseguire fatti penali gravi, spesso, come in questo caso, inventati o distorti, si tenta di fare tabula rasa nei quartieri prossimi al centro, perché la Grande Milano sia sempre più grande, e i vuoti che si creano tra le macerie sociali della sua avanzata sempre meno accessibili a chi intende resistere.

In un racconto a più voci, ecco la storia di questa esperienza, per come ce l’hanno raccontata alcuni giovani appartenenti al CAAB alle prese con quest’ultima inchiesta e con le contraddizioni della lotta.

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